La città bambina. Per un’infanzia interculturale

Il giorno 15 Dicembre 2019 si è tenuto presso la ex Chiesetta del parco Trotter di Milano, il convegno “La città bambina. Per un’infanzia interculturale”.

Il convegno ha avuto l’obiettivo da una parte di concludere il progetto con una riflessione sui temi trattati dalle varie azioni, tutti legati ad infanzia e intercultura, dall’altra di rilanciare nuove questioni ormai centrali in ogni contesto educativo. I 4 interventi sono stati scelti secondo il seguente criterio: l’interdisciplinarietà, l’approccio interculturale all’infanzia è stato infatti sviluppato attraverso lo sguardo poliedrico del diritto, della pedagogia, della psicologia, della filosofia psicomotoria; l’intersezione tra ricerca e progettazione/azione sui territori, siamo infatti convinti che l’approfondimento teorico e gli strumenti e l’operatività sui territori siano due aspetti complementari e interdipendenti per la buona riuscita di ogni intervento in campo educativo e formativo.

Ha aperto il convegno la Dott.ssa Anna Milano, psicomotricista che da diversi anni collabora ad un progetto promosso dall’associazione Psicologi nel Mondo a Torino, portando il contributo “Donne in viaggio. Un’esperienza di condivisione con donne/madri migranti”. L’intervento prevede laboratori per la coppia mamma-bambino ed è rivolto a donne con trascorso migratorio con bambini fino a 3 anni o in attesa di un nuovo nato. Il racconto dell’esperienza di Psicologi nel Mondo ha posto l’accento sulla necessità di un lavoro di sostegno e accompagnamento alle madri con trascorso migratorio e alla loro delicata e per alcuni aspetti vulnerabile esperienza genitoriale. Anna Milano ha rilevato inoltre quanto l’approccio psicomotorio possa essere funzionale in questo lavoro di prevenzione.

La giornata è proseguita con l’intervento della Dott.ssa Margherita Cardellini, pedagogista, psicomotricista e dottoranda in scienze pedagogiche all’Università di Bologna. Cardellini ha approfondito, attraverso la ricerca per il suo dottorato, il delicato tema dell’influenza del razzismo sui bambini considerando in particolare il linguaggio comune usato per descrivere le differenze. “Pensiamo mai a quali parole usiamo per nominare i colori della pelle?” è solo una delle domande emerse, a cui il contributo ha dato un inquadramento secondo specifiche categorie. Ad esempio, l’ideologia del colorblind o daltonismo razziale, abbracciata da molta parte della pedagogia interculturale, tende a negare le differenze che ci mettono a disagio, propone di trattare gli individui più equamente possibile, senza distinzione di cultura o etnia, perpetuando, nei fatti, una forma subdola di razzismo.

Il terzo intervento “La scuola è aperta a tutti e a ciascuno. Bambini e bambine nella scuola della Costituzione”, a cura della Prof.ssa Giuditta Matucci, ricercatrice di Diritto costituzionale-Università di Pavia, ha inquadrato il tema dell’inclusione scolastica dal punto di vista del diritto. In particolare, Matucci ha esposto come il diritto consideri fondamentale muoversi per la riduzione dello svantaggio iniziale nel percorso scolastico di bambini e ragazzi con una pluralità di fragilità. In questo contesto sono state approfondite le linee guida per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati e dei minori stranieri non accompagnati. Sottolineando le sostanziali differenze nel percorso di vita e delle peculiari fragilità che caratterizzano i bambini adottati rispetto ai minori stranieri non accompagnati, Matucci evidenzia come il diritto indichi la necessità di un percorso individualizzato per questi bambini, piuttosto che standardizzato. La ricercatrice approfondisce poi un altro punto estremamente interessante: la protezione del diritto all’identità etnico- culturale e religiosa, secondo il principio costituzionale che non bisogna ledere l’altro. Giuridicamente, viene riconosciuta l’espressione dell’identità etnico-culturale di ciascun individuo, ma anche l’identità del singolo che appartiene ad un gruppo, secondo le sue credenze culturali. Una riflessione cruciale per chi si occupa di educazione: quali i riferimenti per interrogarci sulla relazione tra individuo e affiliazione di gruppo da un punto di vista etnico-culturale? Molto bella è l’immagine che Matucci riporta durante tutto l’intervento della Costituzione come bussola che possa fungere da guida e riferimento nei momenti di smarrimento sociale.

Il convegno si è chiuso con un’altra significativa esperienza sul territorio: Andrea Carnevali, pianista e direttore del Coro dei Leoni dell’Istituto Comprensivo di via Palmieri di Milano e Nina Belluomo, mamma di Alessandro e direttrice del servizio disuguaglianze globali e migrazione ActionAid, hanno presentato il lavoro quotidiano della scuola primaria Palmieri, in cui la presenza multiculturale è altissima, con conseguenti ricchezze e limiti. Alla scuola Palmieri e sul territorio della città di Milano, è però diventata una “istituzione” il Coro dei Leoni nato internamente alla scuola stessa, un coro in una moltitudine di lingue diverse animato dai bambini e guidato da Andrea Carnevali. Il musicista racconta come una attività espressiva come la musica sia assolutamente aggregante nel suo valorizzare le differenze, armonizzandole in un prodotto artistico godibile come quello del Coro dei Leoni. Questa esperienza virtuosa sul territorio mostra come i progetti interculturali innovativi possano davvero fungere da chiave per aprire processi di riduzione del pregiudizio, per una società più riccamente vivibile dal punto di vista dei significati culturali.